lunedì 6 ottobre 2008

Lo scandalo dei divani cinesi... in Brianza!

Leggiamo sulla prima pagina del giorno di sabato, una pessima notizia per gli operatori del settore in Brianza.


Si è infatti conclusa un'inchiesta di tre anni che ha portato alla luce lo sfruttamento di manodopera clandestina cinese da parte di una nota azienda produttrice di divani.

Questa azienda avrebbe utilizzato per anni le forniture di un'azienda gestita da cinesi in Brianza che occupando manodopera clandestina, costretta a lavorare sotto turni massacranti, in stanzini ricavati uno accanto all'altro dove dormire, cucinare e mangiare, produceva divani e poltrone a prezzi fuori mercato.

Tra gli articoli pubblicati, notiamo un'intervista al senatore Cesarino Monti , che sottolinea la necessità di non concentrare l'attenzione solo su questa grande azienda, che potrebbe essere utilizzata anche come capro espiatorio per tutta l'area , ma di andare a fondo con le indagini per evidenziare un business malavitoso che è ormai sotto gli occhi di tutti da anni.

Per quanto mi riguarda, la prima reazione che mi è venuta dopo aver letto l'articolo è stata quella di portare il giornale ai miei collaboratori tappezzieri in azienda. Sono loro infatti i primi ad essere danneggiati oltre ai consumatori che pensano di acquistare un divano made in Italy di qualità e invece acquistano un divano proveniente dello sfruttamento di manodopera clandestina.

I nostri tappezzieri e sarte  alcuni di loro in azienda da oltre 25 anni, altri invece da pochi mesi e provenienti dalla scuola di formazione professionale per tappezzieri G. Terragni di Meda, sono le prime vittime, in quanto il loro valore, insieme alla loro professionalità scompaiono, di fronte a manodopera disponibile sul mercato quasi a costo zero direttamente sul territorio. 

Questa discussione che si è inevitabilmente riaperta dopo la chiusura delle indagini da parte del magistrato, deve spingere tutto il distretto a difendersi dai contraccolpi di immagine che possono ricadere su chi, come noi, da sempre rispettando le leggi e districandosi tra mille difficoltà e senza aiuti di stato, produce artigianalmente secondo rigidi canoni di qualità e tradizione. 

8 commenti:

Emidio Picariello ha detto...

Al di là del lato prettamente umano sul quale molto ci sarebbe da dire - pensare che esista la schiavitù al giorno d'oggi e sotto casa nostra, perpetrata da nostri colleghi dovrebbe farci rabbrividire - da un punto di vista economico infrangere le regole in questo modo è gretto. Le persone che così perdono il lavoro sono le stesse persone che costituisco il mercato. I lavoratori SONO il mercato. La voglia tutta italica di "esser furbi" ci rende a volte pericolosamente ciechi.

Andrea Diotti ha detto...

Buongiorno Filippo, concordo pienamente con il tuo "sgomento". Devo dire purtroppo che gli operatori ben informati della zona sanno bene da anni che questa "grande azienda" usava questo "piccolo trucco".
Se si trattasse solo di produzione esternalizzata in laboratori dove la vera Qualità resta fuori andrebbe anche bene...l'esternalizzazione su laboratori "abusivi" è un altro discorso.

Chissà...

Berto Salotti . Filippo Berto ha detto...

Emidio, sarebbe interessante conoscere la posizione dei rappresentati dei lavoratori in prosposito. Sarebbe infatti l'opportunità per marciare insieme per la legalità, contro la concorrenza sleale.
Andrea, il problema è proprio che tutti sapevano e che molti operatori e produttori, noi compresi, non sono stati in grado di difendersi o farsi difendere per tempo.

Anonimo ha detto...

Come spesso accade, molti sapevano ma nessuno ha mai denunciato nulla, l'omertà è ormai Italiana non più fenomeno locale.
Sarebbe anche il caso di ricordarsi di tutti i grandi pensatori che per tutti questi anni ci hanno magnificato il modello di "outsourcing" e sviluippo finanziario anglosassone - i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti - cercando di convincere chi produce che è tempo perso, meglio lasciar fare a chi si accontenta di un tozzo di pane secco (lontano o - nascosto mi raccomando! - sotto casa). Pochi hanno avuto il coraggio di incoraggiare le imprese a "tenere duro" e continuare a produrre - professor Fortis Fondazione Edison tra tutti, ricordatevi di loro - che fossero privati pubblici associazioni di imprenditori o che altro!!!


Sergio V

Berto Salotti . Filippo Berto ha detto...

Sergio, aggiungo che produrre (anche nell'arredamento) significa affrontare problemi di natura finanziaria (i clienti aziende tirano i prezzi e allungano i pagamenti, ci si indebita per innovare gli impianti e i capannoni), di risorse umane (mancano all'appello in Lombardia 70.000 figure professionali solo nell'artigianato), di natura fiscale (si pagano più tasse sui macchinari, impianti e manodopera che sugli "utili" delle società di capitali). Spesso vediamo molti nostri colleghi artigiani chiudere la produzione e iniziare un'attività commerciale e non c'è da chiedersi il perché!

giancarlo brando ha detto...

Ciao a tutti ragazzi.
Mi sembra che non ci sia piu'da scandalizzarsi per quanto accade in Italia.Ormai siamo in balia di aziende/persone che fanno della fubizia e delle cose scandalose, il loro essere bravi e furbi.Ma quando siamo stretti nella morsa delle potenti caste (vedi petrolieri,industrie farmaceutiche,le industrie che controllano l'energia e via discorrendo)veri e giganteschi conflitti di interessi ed intoccabili, cosa volete che mi sorprenda nel vedere o leggere certe cose. I sindacati,le associazioni dei consumatori con i loro presidenti e segretari che vanno a farsi belli in televisione ma poi alla fine non concludono mai niente di serio e concreto DOVE SONOOOOOOOO!!!!!!
Sono stanco di commentare queste cose nauseabonde.
Penso a lavorare,correttamente facendo un mare di sacrifici ma a testa alta posso andare in giro orgoglioso di essere imprenditore ed artigiano.

Giancarlo Brando

Anonimo ha detto...

Filippo, meno male che qualcuno come te cerca di informare in merito a questi fatti, che rischiano di rovinare irrimediabilmente l'immagine del Made in Italy. Aggiungo che nel corso delle sole ultime settimane sono state sequestrate quantità incredibili di merce contraffatta cinese (soprattutto nel settore pelletteria). In alcuni casi i prodotti contenevano addirittura materiale cancerogeno (contenuto nei rivestimenti di scarpe per bambini!!!), in altri casi si tratta più semplicemente di falsi. In un caso un commerciante è stato trovato in possesso di stampi originali per loghi di brand italiani. Siamo poi così sicuri che le nostre aziende/commercianti siano all'oscuro di tutto questo? Se andiamo avanti di questo passo i danni subiti dalle nostre industrie potrebbero veramente diventare incalcolabili, e i fatti di questi giorni ci confermano quanto mai la necessarietà di mantenere la produzione nel nostro Paese. Ma se le industrie perdono personale, questi furbetti a chi venderanno in futuro tutta questa merce prodotta ion modo sleale?
Bisogna mantenere alta l'attenzione e denunciare il più possibile queste furbate!

Alessio

Berto Salotti . Filippo Berto ha detto...

in momenti di crisi e recessione, le scelte dei consumatori molto spesso premiano più il prezzo che la qualità. Non credo che questo aiuti l'emersione delle attività illecite o clandestine prutroppo.