Immagina se un sabato pomeriggio ti fa visita una fantomatica consulente aziendale commerciale italo-cinese, accompagnata da un italiano, che si affianca ad un un tuo collaboratore dello showroom e, dopo una raffica di domande sull'azienda, ( numero di dipendenti, capacità produttiva, prezzi, ecc.) ti propone un grande volume di ordini per la Cina o addirittura la possibilità di essere rilevato o acquistato...
Succede che, dopo aver impedito di effettuare delle foto ed averli allontanati dallo showroom, ho iniziato seriamente a riflettere sul futuro del nostro distretto.
Non penso solo all'arroganza di questi personaggi poco trasparenti, ambigui e senza scrupoli ( anche se le loro richieste erano legittime) ma soprattutto alla possibilità che qualcuno dia corda a questi elementi e che le dinamiche del mercato globalizzato possano trasformare una tradizione e una cultura e la vocazione centenaria di un territorio in speculazione e sfruttamento.
Sto parlando di problemi come le nuove generazioni italiane slegate dai lavori artigianali, produzioni cinesi in Brianza, importazioni low cost, famosi produttori Made in Italy del design che si trasferiscono in Romania...
Porto questo dibattito in rete per affrontarlo insieme ai colleghi ma anche ai clienti, ai fornitori, ai collaboratori, alle istituzioni e a tutti gli interlocuotori del nostro mondo, con la speranza di costruire delle alternative e un futuro sostenibile, come stiamo cercando di fare anche noi con Berto Salotti, nel nostro piccolo, con umiltà e impegno.
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