Ho scritto molte volte sulle imprese di famiglia e sul modello imprenditoriale italiano basato sulle piccole e medie imprese.
Vorrei tornarci ora soffermandomi sull’aspetto economico e sulle sfide competitive in atto che metterebbero a rischio anche l’aspetto valoriale e sociale ad esse legato.
Molti studi hanno confermato che le imprese italiane di famiglia svolgono un ruolo economico e un ruolo sociale, di coesione e anche di sostenibilità ambientale. Addirittura dopo anni di silenzio, anche i due principali programmi elettorali hanno presentato azioni diverse a sostegno delle Pmi.
Oggi le principali sfide competitive per imprese famigliari come Berto Salotti e come molte altre del distretto legno arredo Brianza possono essere sintetizzate così:
Mercati globali aperti che mettono a rischio le economie basate su produzioni tradizionali; poca attività di ricerca e sviluppo a causa anche della non comunicazione tra università e mondo delle piccole imprese; mancanza di manodopera specializzata; ricambio generazionale difficile, approccio al prodotto e non al cliente; non cooperazione o aggregazione tra imprese simili di distretto; costi della burocrazia e fiscalità; internazionalizzazione difficile o impossibile per vincoli dimensionali o di regolamenti sovranazionali.
Mercati globali aperti che mettono a rischio le economie basate su produzioni tradizionali; poca attività di ricerca e sviluppo a causa anche della non comunicazione tra università e mondo delle piccole imprese; mancanza di manodopera specializzata; ricambio generazionale difficile, approccio al prodotto e non al cliente; non cooperazione o aggregazione tra imprese simili di distretto; costi della burocrazia e fiscalità; internazionalizzazione difficile o impossibile per vincoli dimensionali o di regolamenti sovranazionali.
Sono davvero molte le sfide da affrontare, ma credo altrettante le opportunità da cogliere per un tessuto che da semrpe si è contraddistinto per la sua capacità di innovare, resistere e trasformarsi, certo, oggi abbiamo bisogno di più informazioni e relazioni di valore per prendere decisioni strategiche.
Un segnale giusto ci arriva dal progetto costituito da Cerif - Centro di Ricerca sull’Impresa di Famiglia, con Asam Associazione Studi Aziendali e Manageriali, all’interno della “mia” Università Cattolica di Milano. Insieme costituiscono “un Centro Ricerca che fonda il suo lavoro nel monitoraggio continuo di quelli che sono stati definiti i 40 maggiori problemi che caratterizzano le Imprese di Famiglia” con l'obiettivo di "valorizzare l’impresa di famiglia con strumenti pratici e indicazioni utili per cogliere le opportunità e risolvere i problemi."
Segnalo anche il loro Blog Family Business Smart, attivo da gennaio e desideroso di rendere viva la partecipazione e la comunicazione. Anche in questo caso internet diventa un partner fondamentale per rendere SMART le relazioni tra università e mondo delle imprese.
2 commenti:
Grazie, dott. Filippo Berto, per aver citato il nostro blog. In effetti stiamo muovendo i primi passi da pochi mesi. Spero che avremo occasione di leggerci spesso. Un aspetto qui vorrei cogliere del suo contributo: la piccola dimensione è sempre più un "potenziale2 ostacolo al successo. io non tengo alla teoria c.d. evoluzionista (dove il cucciolo "deve" diventare obbligatoriamente adulto) però mi sto rendendo sempre più conto e divento sempre più consapevole che in questo mondo o si è veramente bravi (direi UNICI) a fare certe cose o ci si deve mettere insieme ad altri. Il nostro (meglio, il vostro) individualismo spinto non aiuta certo verso questa direzione. Ma ci dobbiamo lavorare sopra: è -credo- un salto culturale che dobbiamo fare. A pagina 127 del mio recente libro (Problemi, criticità e prospettive dell'impresa di famiglia - edito da Vita e Pensiero, la nostra University Press in Cattolica) richiamo un progetto a cui stiamo lavorando e che abbiamo denominato "Distretto S.p.A." che propone di andare verso una dimensione grande, mettendo insieme tante aziende del medesimo settore/comparto/mercato. Ne parlerò a breve sul nostro blog perchè ritengo che non sia -forse- un'idea "pellegrina". Con simpatia. Claudio devecchi
Sono daccordo con lei. In questo contesto competitivo la piccola dimensione è di ostacolo alla sostenibilità economica nel lungo periodo. Associazioni, fusioni, reti e consorzi sono una delle poche alternative alla polverizzazione delle nostre imprese in nicchie sempre più piccole, indifendibili sotto le spinte della globalizzazione senza regole soprattutto asiatica.
Ma è un percorso molto difficile da realizzare...l'università ma soprattutto i neolaureati possono giocare un ruolo importante! Se le aziende fossero aperte ad ospitare nuove figure specializzate, con idee fresche ed innovative, magari sostenute da piani e incentivi regionali...
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