Giovedì 9 Ottobre ho avuto la fortuna di essere invitato al convegno del
Politecnico di Milano Economia e finanza mondiale: quale futuro? Riflessioni sugli effetti dei "tredici giorni terribili".
In qualità di azienda operante in un
settore manifatturiero tradizionale come l'arredamento, composto da piccole e medie imprese artigiane,
lontane dalla finanza creativa, e all'apparenza fragili di fronte a possibili scossoni nell'economia reale, mi sono chiesto
quale futuro può attendere la mia azienda, i miei collaboratori, i miei fornitori e i miei colleghi.
I relatori hanno evidenziato le responsabilità nel
crollo della fiducia tra banche in seguito alla realizzazione di prodotti finanziari "creativi" che si sono rivelati
poi senza valore.
Umberto Bertelè, in particolare segnala che il rischio di contagio per i mercati reali è reale e che probabilmente
"Osama Bin Laden non avrebbe potuto fare di peggio", rilanciando proprio agli studenti, che da questa fase recessiva si possa cogliere un messaggio che
"la disinvoltura etica non sempre paga e spesso viene punita."
Di fronte ad un sistema che negli ultimi anni ha posto
numerosi interrogativi sulla qualità delle piccole e medie imprese artigiane, rispetto alla loro bassa
internazionalizzazione, alla loro
bassa finanziarizzazione e alla loro poca
innovazione, mi sembra di capire che oggi nonostante tutto, il nostro modello sia diventato, per quei professori e per quei politici,
un esempio da seguire per la sua sostenibilità.
Le imprese come
Berto Salotti, crescono e si sviluppano autonomamente (senza bisogno di salvataggi e nemmeno della cassa integrazione) grazie alle proprie capacità , non accedono ai canali della finanza, non esternalizzano la produzione all'estero o peggio ancora in Italia
(magari a laboratori clandestini) ma cercano in tutti i modi di
salvaguardare un metodo produttivo locale e tradizionale, lavorano a stretto contatto con i
propri collaboratori di lunga data, fianco a fianco tutti i giorni, condividendone anche molti aspetti della vita sociale, vendono e rimangono sul mercato solo
se mantengono le promesse fatte ai propri clienti.
Rispetto alle grande aziende infatti è più facile accedere ad un
servizio clienti umano in grado di risolvere i problemi rispetto ad un call center di una multinazionale o di un franchising. Anche perché
è più facile crollare per una piccola impresa a causa di un
cattivo passa parola.
Fatte queste premesse
voglio rassicurare i miei
collaboratori, i miei
fornitori e anche i miei
clienti vecchi e nuovi, del fatto che Berto
Salotti intende affrontare con tutte le energie anche questo passaggio difficile dell'economia,
mantenendo inalterati tutti gli aspetti tipici della nostra attività: il
rapporto umano, la qualità dei prodotti e soprattuto un prezzo accessibile.
Rendere disponibile la nostra produzione di 40 anni, artigiana, fatta a mano e su misura, a prezzi accessibili è il nostro sogno, vogliamo continuare a crederci!